Donne,politica ed istituzioni
A parlare di noi donne si incorre nel grande pericolo di rimanere vittime delle trappole rappresentate dalle varie ideologie e dai soliti luoghi comuni.,
A più 60 anni dal primo voto delle donne in Italia non possiamo non osservare che,la nostra presenza nelle istituzioni e nelle alte sfere del mondo economico è ancora limitata, molto limitata.
I dati proposti dalle più recenti indagini dimostrano molto chiaramente che sulla “tanto discussa questione femminile “ c’è ancora molto da dire.
Nonostante il processo non sembra toccare tutte le donne ma solo alcune minoranze più istruite, qualcosa di diverso oggi c’è:
Non abbiamo più bisogno di rivendicare diritti negativi ( come avveniva negli anni ’70.).
Abbiamo comunque sempre bisogno di modificare una cultura politica che,ancora oggi,
considera l’uomo protagonista della gestione dello Stato.
E siamo consapevoli che questi cambiamenti non sono semplici perché investono la coscienza della collettività.
Temo, che occorrerà molto tempo prima che le conquiste degli anni passati vengano interiorizzate e prima che le donne entrino a fare parte in modo costante della politica.
Qualche cifra utile ad avere una migliore dimensione della sottorappresentazione politica femminile :
Parlamento europeo : media europea 30%,media italiana 19%(dopo di noi solo Polonia con il13% e Cipro e Malta con lo 0%).
Senato :media europea 25%,senato italiano 8,19%
Camera:media europea19%,parlamento italiano 10,8%.
Due convinzioni fortemente ramificate :
1) Lo sviluppo economico e sociale dell’Unione Europea non può prescindere dalla partecipazione attiva delle donne alla gestione delle risorse umane e quindi della politica.
2) La tutela dei diritti umani non può prescindere dalla tutela dei diritti delle donne.
Ed allora…..qualche riflessione:
Il modello delle democrazie europee è un modello che si ispira ad un pensiero politico di almeno due secoli fa.
Allora le donne non erano considerate soggetti politici, né esistevano delle rivendicazioni in questo senso.
Di conseguenza è ovvio che le idee di eguaglianza che sono alla base degli ordinamenti democratici europei sono concetti per lo più pensati al maschile.
Non ci stupiamo pertanto se, in sede comunitaria e nazionale, tra le numerose iniziative avviate per promuovere le pari opportunità tra uomo e donna, non siano state prese in considerazione, misure per consolidare il ruolo delle donne nelle istituzioni politiche rappresentative.
Infatti
Gli interventi politici a favore di una maggiore presenza femminile nelle istituzioni politiche elettive sono stati, è vero ,numerosi ma non tanto da riuscire ad incidere. (suppongo perché non sono intervenuti e non intervengono su quelle che sono le cause strutturali del problema).
Le donne candidate sono poche.
Nelle liste, l’alternanza dei candidati inizia quasi sempre con un uomo.
All’interno dei partiti, dei sindacati, più in generale di tutti quegli organi a carattere elettivo le donne molto raramente occupano posizioni veramente significative..
Se lo Stato finanzia con i soldi pubblici i partiti allora lo Stato deve assicurarsi che l’attività interna dei partiti rispetti certi criteri di democrazia.
Principi come ad esempio l’applicazione delle pari opportunità prevista dalla costituzione e la valorizzazione della diversità di genere, andrebbero indicati con un provvedimento legislativo.
E se davvero vogliamo aumentare la rappresentanza delle donne in parlamento occorre una reale riflessione sia sulla nuova legge elettorale sia sul livello di democrazia interno ai partiti.
Un contesto che dovrà essere regolamentato con nuove norme e che dovrà in qualche modo imporre alle forze politiche di formalizzare condizioni paritarie fra i due sessi.
E certo non risolveremo il problema dell’esclusione delle donne nei luoghi della politica e nelle istituzioni solo con l’affermazione di singole ed autorevoli personalità femminili.
Alle donne che si sono affermate spetta il compito di aiutare le altre e di adoperarsi per un cambiamento culturale della società che apra le porte alla professionalità femminile.
Negli ultimi anni si registra poi in modo sempre più crescente una “sorta di auto esclusione”, cioè, come conseguenza dell’esclusione subita dalle donne a livello istituzionale, si ha un allontanamento delle donne dalla politica tradizionale.
La sfiducia e la disillusione hanno giustificato elaborazioni politiche alternative.
L’esperienza diretta ed indiretta delle donne nelle amministrazioni locali, l’impegno civile nelle strutture religiose, educative, e di volontariato possono divenire degli importanti punti di riferimento, per il ritorno di una politica più a misura umana.
Ciò avviene soprattutto nel Sud, dove la maggior parte delle donne piuttosto che contestare e contrastare questa tradizione, preferisce interpretarla e modificarla solo in parte in un disperato tentativo di conciliazione tra antico e nuovo.
Nel Sud, il passato non è mai morte ed il processo di innovazione che si vive riguarda aspetti molto profondi per l’universo femminile.
E’ quasi una rivoluzione sommersa che coinvolge la vita pubblica, privata, familiare e sociale delle donne,ma appunto perché sommersa non ha capacità reali di reazione.
E non può passare inosservato
l’appello che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano ha fatto in occasione della festa della donna:
“ Le donne sono la risorsa cui il nostro Paese deve attingere per fare ravvicinare la politica alla gente. E’ necessario allargare, consolidare, radicare e dare senso alla presenza femminile nelle istituzioni per dare autorevolezza alla politica”.
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Delly Fabiano
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