Riformismo

15 luglio 2011 - Comunicati Stampa

Il tessuto sociale che ha costituito il punto di forza di Berlusconi mostra segni di cedimento.
La società è in crisi,il governo è in crisi e non mi sembra che ci siano segnali nel centrosinistra che dimostrino di sapere raccogliere reali vantaggi da questa crisi.
Appare anche evidente una certa frattura fra la leadership berlusconiana ed il mondo degli imprenditori dell’industria e del commercio.
Gli imprenditori non si riconoscono più nel cavaliere.
Anche quella grossa parte sociale dall’imprenditoria di massa sulla quale Berlusconi ha fondato il suo potere comincia a dare concreti segnali di sfiducia,di stanchezza.
Eppure proprio questa enorme diffusione dell’impresa a struttura familiare aveva costruito il grande consenso intorno a Berlusconi.
Questa parte di società che lo ha appoggiato circa dieci anni,che lo ha eletto,ora è inquieta e sta costituendo un grande blocco “gli indecisi”.
Siamo chiaramente consapevoli che non tutti i problemi ,non tutte le difficoltà che sta vivendo la nostra società dipendono da Berlusconi;siamo perfettamente consapevoli che dipendono anche da un complesso di variabili interne europee ed internazionali.
Dipendono anche dai limiti dello stesso “capitalismo familiare” che Berlusconi ha favorito con la sua legge sul falso in bilancio e con quella abolitrice della tassa di successione che permette di trasferire senza oneri agli eredi la proprietà dell’impresa.
Il caso Tanzi ne ha evidenziato limiti e e rischi.
Ha messo in evidenza i limiti della competitività dell’impresa familiare che tendono a capitalizzare e a non investire in ricerca,in formazione,in innovazione,facendo crescere un livello di non competitività che ne indebolisce le capacità concorrenziali.
Questa parte di società è amareggiata,delusa.
Ed il centrosinistra? Pare che viva quasi in una diversa struttura sociale e culturale.
Se è questo centrosinistra che pensa di vincere le elezioni per modernizzare l’Italia,siamo preoccupati convinti come siamo che abbia bisogno di modernizzare soprattutto se stesso.
Di fronte alla crisi che la società occidentale tutta sta vivendo ,il centrosinistra sembra rimanere l’area di riferimento solo dei lavoratori dipendenti in attività e in pensione.
Vive completamente ai margini del mondo dell’impresa pieno ancora come sembra degli strascichi lasciati dalle dottrine di Marx e di Lenin . Sembra diviso più che mai fra riformismo ed estremismo che è comunque costretto a far convivere per motivi elettorali.
Non è riuscito a trovare una vera proposta alternativa a quella del “capitalismo familiare”che gli permetta di allargare l’area del consenso agli imprenditori.
Abbiamo bisogno di una politica differenziata,abbiamo bisognosi riformismo.
Ed i veri riformisti siamo noi.
Noi che non abbiamo mai pensato di allontanarci dai nostri valori,dai nostri traguardi ma abbiamo voluto e continuiamo a volere innovarli e aggiornarli sul metro delle trasformazioni economiche e delle risposte alle esigenze della gente.
Noi laici ,che rifiutiamo i dogmi,rispettiamo l’indipendenza della scienza e dell’arte,non ostacoliamo la libertà di espressione e di pensiero.,accettiamo e favoriamo la critica,la libertà di opinione.
Noi,che cerchiamo di individuare i bisogni della gente ,che combattiamo le nostre battaglie politiche per potere dare le giuste risposte , che parliamo il linguaggio dell’innovazione indispensabile nel contesto sociale di oggi.
Noi veri riformisti dobbiamo continuare a combattere le nostre battaglie per dare risposte alle troppe domande disattese,ai troppi ritardi,alla incapacità di un corretto utilizzo delle risorse,a scuotere la rassegnazione della gente.
Abbiamo bisogno di combattere l’assistenzialismo,l’inadeguatezza progettuale,le logiche clientelari.
Abbiamo sulle nostre spalle la responsabilità della proposta politica,della proposta di miglioramento,….abbiamo bisogno di riaffermare i nostri ideali..