Conferenza programmatica “I Socialisti “
Napoli 13-14 Ottobre 2006
Una campagna elettorale lunga e difficile, un risultato paradossale ed attualmente una situazione istituzionale, politica, confusa e piena di rischi.
I cittadini denunciano disagi e problemi, richiedono movimento, ripresa ed invece…regna una situazione ferma, immobile.
La vecchia organizzazione della sinistra non basta più, ormai lo sappiamo. I vecchi partiti nella loro organizzazione tradizionale appaiono inadeguati, oserei dire “ fuori tempo”.
La questione socialista è aperta, ma sembra avere perso le sue motivazioni.
Il tentativo dell’unità socialista appare fallito. Ci accorgiamo che diventa necessario ridefinire il socialismo, riempire di nuovi obiettivi la parola socialismo, ridare vero significato al termine riformismo, ormai così abusato sia a destra che a sinistra.
Avvertiamo profondi cambiamenti. Questa nuova società si muove con sempre più forza verso una collettività ispirata al modello liberista, nel quale ha spazio principale il ruolo competitivo e di mercato, in contrapposizione ad un modello statalista che riconosceva i diritti, li garantiva e forniva anche i servizi. Quei diritti sociali alla base della costituzione: lavoro, scuola, salute, casa, sono sempre meno garantiti.
Siamo sempre più soli di fronte a regole dettate dal più forte.
Ci sentiamo oppressi da nuovi gruppi di potere che governano con le regole dei consigli di amministrazione e che hanno come caratteristica principale la mancanza di base democratica.
Una grossa parte di cittadini è stata privata delle garanzie sociali e su di essa ci si è limitati ad interventi occasionali di tipo caritatevole assistenziale che hanno prodotto forti clientele.
Abbiamo assistito ad un sistema protetto che ha agito a tutti i livelli della vita produttiva dal lavoro autonomo alle professioni e che ha creato una serie di corporazioni che hanno danneggiato cittadini e giovani ma soprattutto lo sviluppo e la crescita delle nuove professioni e delle nuove forme di lavoro verso cui avvertiamo quasi una specie di opposizione da parte delle lobby protette per impedirne la crescita.
Si è così creato una società che vive di rendita sulle spalle dei più deboli e di coloro che fanno il loro dovere, una società che vive in sistema composto di tanti sottosistemi che assorbono e sprecano risorse sia umane che finanziarie, accrescendo il debito pubblico e gli sprechi, rendendo buio il futuro dei nostri giovani.
Il senso della politica ci suggerisce di guardare alla società per cercare di individuarvi gli impulsi utili a formare nuove e diverse forme di aggregazione politica indispensabili per costruire poi strutture e partiti.
L’impegno di noi socialisti è quello di richiamare gli uomini ed i partiti della sinistra a combattere con ogni energia un sistema di potere conservatore, immobile.
Dobbiamo ammettere a noi stessi che certe forme esistenti dello stato sociale hanno costruito, specialmente nel mezzogiorno, più sudditanza clientelare che cittadinanze. A noi socialisti la responsabilità della proposta, l’impegno di tradurre in battaglia politica i nuovi bisogni della gente.
Abbiamo necessità di riforme per limitare quelle dimensioni dello stato sociale che hanno nascosto o indebolito lo stato di diritto e che sono il simbolo di false uguaglianze che hanno sacrificato e ridotto il tessuto della legalità.
E’ un grande compito e tocca molti temi intorno ai quali è necessario formare una nuova coscienza civile.
Impegniamoci:
• per il lavoro flessibile contro le vecchie rigidità.
• per creare le condizioni e le opportunità affinché nasca una nuova classe di imprenditori e affinché i nuovi laureati attraverso stage, master possano frequentare ambiti che favoriscono contatti con il mondo del lavoro.
• Perché il sollievo che noi meridionali abbiamo avvertito quando si è pensato allo “Spazio Europeo della ricerca“ come ad una sorta di mercato unico della conoscenza non rimanga una illusione e si riesca a creare una rete di capaci intermediari in grado di convertire i risultati della ricerca accademica in elementi produttivi per l’industria, in modo da ridurre lo scarto tra la produzione della conoscenza scientifica e la capacità di trasformarla in innovazione tecnologica.
• perché le università, la scuola, l’istruzione riacquistino dignità e ruolo centrale di culla della civiltà.
• Per individuare opportune politiche di integrazione che permettano a “clandestini” ed “immigrati” di vivere e lavorare alla luce del sole senza nutrire l’economia sommersa, la malavita e l’evasione fiscale contributiva.
• perchè istituzioni politiche ed organizzazioni sociali non siano costretti solo a proporre soluzioni a breve termine ma possano pensare con grande anticipo a molti problemi ambientali ed energetici e possano affrontarli con prospettive a lungo raggio.
• per le politiche di welfare, perché siano concepite come azioni integrate in grado di guardare ai bisogni sociali in un quadro generale di diritti.
Abbiamo bisogno più che mai di dibattito, di contenuti e soprattutto di ridare dignità e prestigio alla figura del politico per affrontare questa difficile e lunga battaglia. Le prospettive di aggregazione devono essere motivati dalla condivisione dei contenuti e non dalle strategie pensate per raggiungere postazione di successo personali.
Ed il percorso di noi “i socialisti” deve essere finalizzato solo a questo. A questa conferenza programmatica si stanno prospettando due strade: quella del futuro Partito democratico che dovrebbe nascere dalle due istanze politico ideologiche del passato; quello dei comunisti sfociati nel riformismo e quello dei popolari ex democristiani e che dovrebbe avere come collante il riformismo socialista e quella della rosa nel pugno che ha dalla sua parte il senso di una prospettiva condivisibile, la necessità che si torni al confronto delle idee ed una forte propensione innovativa sul nuovo ruolo dei partiti.
A proposito del partito democratico ho la sensazione che stia procedendo nel senso inverso a quello usuale che partendo dalle esigenze della società arrivi ad organizzare un nuovo partito.
Infatti, sembra piuttosto che nasca dalla voglia di ridare fasti e voti a due grandi colossi del passato. Socialisti e popolari offrono quasi sempre soluzioni differenti sui grandi temi dei diritti civili e dell’uguaglianza sociale. E se davvero il partito democratico vuole avere un collante nel riformismo, davvero dubito che possa farlo ignorando il riformismo di matrice socialista.
Delly Fabiano
“I socialisti”
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