Cari compagni socialisti

13 gennaio 2012 - Interventi

L’unità socialista rincorsa, desiderata, fortemente voluta dalla base potrà esistere solo se concentrata su forti contenuti e su un concreto riformismo. Nella cittadella riformista la questione socialista, interna alla sinistra e che solo nella sinistra può trovare soluzione, ha bisogno di essere ridefinita.

E’ ora di mettere da parte animosità, vecchi rancori, dissensi e frantumazioni, di smettere di trincerarci dietro tentativi di unità basati solo su accordi elettorali, su tatticismi e giochi politici che spesso camuffano questioni di potere. La gravità del momento, la crisi della politica, la difficoltà in cui versa la società tutta, i disagi della gente comune, ci indicano la necessità di uno spazio socialista protagonista, forte dei suoi contenuti e dei suoi programmi rinnovati lungo il metro delle trasformazioni economiche della società.
E’ tempo di superare i nostri egoismi per riempire di nuovi contenuti la parola socialismo e di ridare vero significato al termine riformismo abusato a destra ed a sinistra. La sinistra ha forte bisogno di un rilancio ideale e gli ideali non si inventano a tavolino ma si creano con le azioni, se nelle file degli altri partiti non si vedono spinte adeguate per iniziare a dirigere questo processo, tocca a noi impegnarci con tutti i nostri sforzi.

Noi, forti della nostra storia, dobbiamo essere protagonisti di un forte rinnovamento, occupare lo spazio del dibattito e quello della proposta, affrontare e portare a soluzione il problema del cambiamento del sistema politico italiano, della sua organizzazione istituzionale e della scelta di un sistema elettorale capace di assicurare stabilità e governabilità e di ridare dignità alla politica.
Individuare e proporre una profonda riforma in grado di superare gli elementi illiberali, cooperativi, conservatori che resistono all’innovazione e che sono presenti all’interno della sinistra ed intraprendere senza indugi e senza riserve la giusta strada per modernizzare il paese.

Superare il grosso squilibrio che si è venuto a formare fra i poteri economici che si muovono senza confini a livello mondiale e quelli politici che invece sono ancora ben stretti nei confini nazionali e che ci comprimono fra un’economia che guarda avanti ed una politica rimasta ferma a molti, molti anni fa. Non possiamo accettare il dominio di questa strana democrazia dell’alternanza nella quale si alternano tra loro sia le classi di governo che quelle dei gruppi di potere e non possiamo accettare che sia i primi che i secondi, attraverso le loro pressioni, determinino i cambiamenti della società. Ci stiamo muovendo sempre più velocemente verso un modello che mette in evidenza il ruolo competitivo e di mercato, e che si contrappone ad un modello statalista che assicura all’individuo il riconoscimento e la garanzia dei propri diritti.

Lo stato garantisce sempre meno quei diritti sociali, lavoro, salute, casa, scuola che sono sempre stati alla base della nostra costituzione.
Questo profondo cambiamento ha di fatto tolto molte protezioni sociali senza però sostituirli con altri strumenti di copertura sociali efficaci, ed ha lasciato sempre di più il singolo individuo solo di fronte ad una società in cui le regole sono dettate dal più forte.
E dal momento che lo stato non è più garante di imparzialità e di garanzie sociali, la società è riuscita ad appropriarsi di spazi che gli erano stati tolti, creando nuovi gruppi di potere la cui caratteristica è la mancanza di base democratica.

Questi gruppi non rispondono a criteri di rappresentanza popolare, ma di forza economica e del potere riflesso dei consigli di amministrazione. E per calmare le coscienze sembra sufficiente donare occasionalmente a quei cittadini che vengono privati di garanzie sociali, qualche contributo tramite interventi “caritatevoli” di associazioni di volontariato, atteggiamento che ha prodotto e che continua a produrre forti clientele.

Si è così venuta a formare una dittatura della maggioranza sulla minoranza, le conseguenze sono devastanti. Questa società ha bisogno di un socialismo forte e rinnovato, coeso, riformista che parta dai valori di sempre e li riadatti alle esigenze di oggi.
Noi socialisti che abbiamo sempre combattuto per libertà e giustizia sociale e che sappiamo molto bene che non può esistere l’una senza l’altra, dobbiamo lavorare perché a tutti siano assicurate le garanzie istituzionali e politiche della libertà (libertà di opinione, separazione tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario, separazione tra stato e religione).

Crediamo nelle politiche egualitarie che credono nell’uguaglianza fra i generi, tra le persone che professano religioni diverse, crediamo che le condizioni economiche di tutti debbano essere tali da potere consentire libertà di parola, di voto senza vincoli imposti dal bisogno. Sono necessari interventi che, senza tornare a politiche statalistiche siano in grado di riequilibrare, nel segno delle pari opportunità (non solo di genere) e dell’equità sociale, il funzionamento del mercato non solo nei confronti dei gruppi economici e finanziari, ma anche verso le vecchie e nuove burocrazie dello stato.

Noi socialisti calabresi, che viviamo nella Calabria descritta da “anno zero”, vittima di soprusi, corrotta, usata, abusata, terreno di attentati ed omicidi, piagata dalla disoccupazione, dall’inefficienza, dalla “colonizzazione”, abbiamo il dovere di proporre una linea di rinnovamento, una spinta ideale, di ridare dignità alla parola democrazia. A tutti quei giovani, ancora non contagiati da questa rassegnazione che sembra regnare sovrana nel “silenzio devastante“ che alberga in Calabria noi dobbiamo un messaggio di speranza. Questi giovani, protagonisti del domani, la freschezza dei loro sentimenti, la loro voglia di cambiare le cose, la loro fede in un mondo migliore, possono aiutarci a far nascere,a realizzare, il ”sogno” di una Calabria libera dal bisogno, di una Calabria della libertà, della solidarietà in grado di lasciarsi alle spalle odi, pregiudizi, appetiti.

Delly Fabiano
Reggenza regionale “i socialisti”